Su Arrivederci Italia ci siamo sempre occupati di persone che hanno avuto o hanno, tuttora, legami con il mondo estero: chi ha deciso di lasciare l’Italia, chi di tornarci, chi di trascorrere un periodo più o meno limitato di tempo al di là dei nostri confini. Scorrendo i post avrete la possibilità di conoscere vicende tra loro molto diverse ma accomunate da un tema centrale per tutti: la necessità di andar via dall’Italia. Proprio per questo ci siamo chiesti: perché non raccontare la scelta di qualcuno che invece, dall’Italia, ha deciso di non allontanarsi?
Avevamo raccontato qualcosa di simile con Veronica, ricordate? Lei era partita per imparare l’inglese nonché per comprendersi meglio, in un percorso che l’ha portata a lavorare a Galway, in Irlanda. In quest’altra circostanza abbiamo, invece, l’opportunità di ascoltare il parere di Giancarlo, un amico di Arrivederci Italia che ha preferito rimanere in Italia per provare a realizzare i propri progetti professionali nel proprio paese.
Abbiamo ascoltato le sue ragioni e gli abbiamo chiesto qualche dritta e quello che ne è venuto fuori è un messaggio decisamente positivo che vi invitiamo ad approfondire in quest’intervista!
Ciao Giancarlo, parlaci un po’ di te: chi sei e cosa fai?
Giancarlo Caracciolo, 30 anni, vivo a Taranto, lavoro come consulente per un’azienda che gestisce servizi privati e in più svolgo attività di coordinamento sindacale sul territorio pugliese; ho l’hobby della scrittura e spero di portare a termine a breve la mia pubblicazione di debutto.
La tua è una scelta (rimanere in Italia, ndr) che su questo sito è quasi fuori moda! Ci racconti come mai hai deciso di rimanere nel Belpaese?
Le motivazioni dell’attuale rimanenza in Italia sono correlate alla volontà di realizzare i progetti personali attualmente in fase di sviluppo. Ho valutato in passato la possibilità di un trasferimento all’estero e non la escludo nel caso in cui i progetti di cui sopra non dovessero realizzarsi o concludersi nel modo in cui avevo previsto.
Hai dei rimpianti legati a mancate esperienze “straniere”?
Per ora non ci sono, più che di rimpianti preferisco parlare di scelte che potevano essere fatte con maggiore attenzione ma che comunque non sono correlate ad esperienze di vita all’estero.
Parliamo dell’Italia e del tuo luogo nativo a carattere generale: quali sono secondo te i best off e i worst off che offre?
I best off non sono legati alla mia città ma alla nazione e sono la cultura, il clima e la diversità sociale. I worst off sono un generale pressapochismo organizzativo, la disorganizzazione dei sistemi di viabilità e trasporti, un dislivello marcato tra il modo di pensare delle grandi città e quello delle periferie, differenza che si amplifica in particolar modo nel meridione.
Fatti ambasciatore dell’Italia: cosa diresti a un tuo connazionale, all’estero da un po’, per convincerlo a rientrare?
L’appello che farei per far rientrare in Italia un ragazzo emigrato all’estero è che per quanto sia oggettivamente più difficile realizzarsi nel nostro Paese, mediamente abbiamo nel nostro DNA delle potenzialità superiori alla norma e la sfida può essere proprio quella di scrollarci di dosso malcostumi e vecchie abitudini che ci costringono ad essere una nazione di serie B.
E in chiusura prendiamo una sfera di cristallo e veniamo a te: come ti vedi da qui a 10 anni?
Tra 10 anni mi devo in un campo lavorativo differente rispetto al presente, probabilmente non nell’attuale città ma ancor più probabilmente sul territorio italiano.
Giancarlo cura un’interessante pagina di approfondimenti musicali su Facebook, Rock Revolution. Lo ringraziamo per il parere “desueto” per il nostro blog; in questo pezzo troviamo un’opinione sicuramente interessante alla luce di quello che è l’obiettivo di molti – più di ciò che si pensa – di noi: quello di realizzarsi nel proprio paese, l’Italia.
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