Tornare a scrivere dopo una pagina sportiva brutta come quella di ieri non è certamente facile. Vi assicuro che quando si è fuori dall’Italia è decisamente complesso argomentare, in maniera serena, eventi simili alla partita Italia-Svezia. Vivere lontano non è aver cancellato la propria dimensione interiore ma, anzi, è viverla con ancora più profondità proprio per la distanza geografica. Inoltre, significa subire ancora di più la cocente delusione, tra amici stranieri che ti prenderanno in giro e altri che ti compatiranno pur senza poter minimamente percepire ciò che stai vivendo. Chiariamo: una partita di calcio non è ovviamente la fine del mondo ma, i mondiali, sono pur sempre un evento di dimensione planetaria che da sportivo aspetti per anni, che ti rende italiano a 360° e che ti unisce maggiormente sia con la tua terra che con i tuoi compatrioti.
Davanti a questo dramma puramente sportivo, nei prossimi giorni dobbiamo essere assolutamente preparati alla tiritera di luoghi comuni che si sentono – e sentiranno – sull’Italia (calcistica e non). Io ve ne scrivo qualcuno, così – a seconda del vostro profilo di riferimento – potete non farvi trovare impreparati e avrete semplificato il compito circa il cosa dire/non dire da ora fino al 2022 (data dei prossimi mondiali di calcio, ove chissà se parteciperemo).
Le frasi che potrete utilizzare sono: «Lo avevo detto, Ventura non aveva il curriculum», «Bisogna investire nei vivai, lo dico da anni», «Sono anni che non abbiamo gente di qualità», «Avremmo dovuto fare come la Germania», «Bisogna rifondare il sistema, sono anni che lo dico», «Nome X, nome Y, nome Z: dovevano essere messi lì anni fa e invece…».
Le frasi che potrete utilizzare sono: «Immobile e Belotti non possono giocare insieme», «Doveva mettere Insigne», «Doveva mettere El Shaarawy», «Doveva mettere Jorginho alla prima», «Doveva giocare con il 4-3-3».
Con qualunque risultato, quello di ieri sarebbe stato presentato come uno sfacelo apocalittico. Davanti a cotanta distruzione bisogna, assolutamente, armarsi pesantemente e scendere in battaglia, per il calcio e non. Il vostro vantaggio è che, in momenti come questo, avrete tante orecchie pronte a concedervi tempo e potrete buttare in mezzo un po’ tutto, da Insigne al 4-2-4, dalle guerre puniche al muro di Berlino, da Pipino il Breve all’altopiano del Carso: raccoglierete quasi sempre consensi unanimi.
Le frasi che potrete utilizzare sono: «Devono andare tutti a casa», «La Federazione va cambiata totalmente», «Bisogna chiudere Coverciano», «Tutti quelli di ieri non devono mai più giocare in nazionale», «Belotti 100 milioni, Verratti 80 milioni… Io li manderei a zappare!», «Menomale che i vecchi non giocheranno più in Nazionale».
Le frasi che potrete utilizzare sono: «Gli stranieri sono la rovina del nostro calcio», «Largo agli italiani», «Via i bidoni stranieri dal nostro calcio», «Gli italiani devono giocare sempre». In alternativa, potete utilizzare qualsiasi commento calcistico – e non – in arrivo dalla pagina Facebook di Matteo Salvini.
Le frasi che potrete utilizzare sono: «Mi fanno tutti schifo, ultra pagati e poi si fanno abbattere da una squadra ridicola», «I calciatori italiani sono delle fighette», «Ora finalmente si potrà pensare ad altri sport», «Ignoranti che danno 4 calci al pallone e non sanno neanche farlo», «Adesso che laggente non seguirà il calcio ci saranno suicidi di massa», «Adesso le bandiere fuori dai balconi le metterete?». In aggiunta a ogni frase va, per completezza d’opera, un numero imprecisato di emoji sorridenti e scompiscianti,
Dite la verità: aspettavate questo momento con trepidazione, da anni probabilmente. Ora che l’Italia non sarà ai mondiali e che laggente non sarà distratta da un’insulsa e volgare attività ricreativa quale la corsa dietro a una palla di cuoio potrete finalmente correre alle armi, invadere le piazze, conquistare le città, far saltare teste e sollevare questo regime dittatoriale che da anni ci toglie il respiro. Insomma: è il momento giusto, cribbio!
Le frasi che potrete utilizzare sono: «Devono andare tutti a casa» (sì, come il distruttore), «Così finalmente la smettete di pensare a queste stronzate e pensate alle cose serie» (vai a capire quali), «L’Italia è un paese fallito, dalla società al calcio, va rifondato tutto», «Il calcio italiano è l’immagine della nostra politica: bisogna cambiare tutto». L’aggiunta di toni più coloriti, tra eventuali insulti, minacce e/o bestemmie (comunque meglio se correlati da vistosi errori grammaticali) è a vostra discrezione.
Le frasi che potrete utilizzare sono: «Arriva il pallone, lo mette fuori Cannavaro […] Andiamo a Berlino, Beppe», «Buffon, Zambrotta, Cannavaro, Materazzi, Grosso, Gattuso, Pirlo, Camoranesi, Perrotta, Totti, Toni», «Il cielo è azzurro sopra Berlino», «Abbracciamoci forte, e vogliamoci tanto bene».
Lasciateci soli con le nostre icone del momento, con le lacrime di Buffon, con i ricordi dei vecchi campioni e degli anni migliori, con la rabbia di De Rossi che è un po’ quella di noi tutti, con la tristezza di non poter rivedere più nessuno dei campioni del 2006 in azzurro, con la certezza di un’estate – la prossima – che già sappiamo sarà in tono minore, per i rimpianti per qualcosa che guarderemo senza trasporto, senza organizzazioni last minute con gli amici di una vita, senza maglie da tirar fuori dall’armadio o bandiere da rispolverare.
Abbandonateci alla tristezza di un momento che supereremo ma che non abbiamo ancora metabolizzato, noi che del pallone non ne facciamo di certo una questione vitale ma un grande svago dai problemi quotidiani beh, concedetelo, quello sì. Perché, come diceva un vecchio saggio, «Il calcio è la cosa più importante delle cose meno importanti». E oggi, per noi, viene meno.
Fonte dell’immagine di Buffon: Tuttosport.

